Stesso obiettivo, ma due approcci diametralmente opposti
Caspita, che sfida abbiamo scelto di accettare!
Provare Autodesk Revit 2018 e Trimble SketchUp 2018 sul comune terreno della progettazione BIM. Dopo qualche giorno di prove, ecco i risultati che non mancheranno di destare qualche sorpresa.
Cominciamo col dire che, con entrambi i software, è possibile realizzare e gestire un progetto architettonico inserendo nell’unico file di lavoro informazioni di tipo diverso, da quelle inerenti l’ubicazione a quelli riguardanti i materiali costruttivi, come detta la metodologia B.I.M..
Studi preliminari
Sia Revit che SketchUp permettono di effettuare studi preliminari molto utili, come ad esempio lo studio della luce solare, e la georeferenziazione (fantastica è l’interazione tra SketchUp e GoogleEarth, come l’ottimizzazione dello studio della luce solare grazie alle funzionalità stile Ecotect in Revit); inoltre, è possibile operare nell’ambito degli oggetti parametrici caricabili da file esterni attraverso le Famiglie di Revit ed i Componenti di SketchUp.
Lavoro in team e condivisione del lavoro
La rappresentazione del progetto è gestita attraverso il Browser di progetto in Revit, e il pannello Scene nella Default Tray di SketchUp.
La condivisione del lavoro, aspetto fondamentale del B.I.M., è ottimizzata in Revit con lo strumento dei Workset, mentre in SketchUp, siamo onesti, ci sono ancora ampi margini di miglioramento per le funzionalità del Trimble Connect.
Estrazione dati e rapporti
Per quanto riguarda la computazione e l’estrazione dei dati per i rapporti, SketchUp manca ancora di molte funzionalità invece già da tempo presenti in Revit, come ad esempio abachi ed etichettature degli elementi e dei materiali costruttivi (anche se per SketchUp qualcosa è presente nella Extention Warehouse, ma c’è ancora molto da fare). SketchUp ha dalla sua la semplicità dell’interfaccia grafica e l’immediatezza di tanti comandi, molto simili a quelli di AutoCAD lo rendono d’altro canto molto più semplice da utilizzare rispetto Revit.
Entrambi permettano di lavorare sul modello dell’oggetto (sia esso un arredo, un edificio o un insediamento a scala urbana); tuttavia in Revit la condivisione e la modifica successiva risultano più veloci e con un annullamento dell’errore; con SketchUp invece, poiché diversi dati devono essere inseriti manualmente e non in automatico attraverso le etichette, la possibilità di sbagliare è obiettivamente maggiore.
Interfaccia ed esperienza utente
Buona parte delle differenze sostanziali sta nella diversa origine dei due software: mentre ReVIT nasce come software B.I.M., SketchUp fu sviluppato come software di modellazione 3D e poi, nel corso degli anni, è stato arricchito di comandi e plugin che ne permettono il salto di qualità verso la progettazione B.I.M..
Questa origine assai diversa si rispecchia anche nell’interfaccia grafica e nei comandi: ReVIT mette a disposizione dell’utente strumenti per la modellazione, posizionamento, vincolo e parametrizzazione di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, pilastri, impianti, arredi; SketchUp invece lo fa attraverso tecniche di modellazione ed estrusione molto intuitive e potenti quali, ad esempio, il PushPull, affiancati poi da strumenti quali la creazione e modifica di Componenti, e la relativa parametrizzazione.
Diverse qualitativamente sono anche le estensioni: spesso più mirate alla modellazione 3D general purpose quelle di SketchUp (vedi l’amato 1001Bit tools, o il set strumenti di modellazione organica di Artisan), più ad ampio spettro quelle di Revit (dalla modellazione di elementi strutturali alla comparazione di modelli diversi, tutto scaricabile dal portale http://apps.autodesk.com).
Altra grande differenza è la presenza dei Layer in SketchUp, assenti in Revit. Questo perché in Revit è il programma stesso che categorizza gli elementi (muro, solaio, tetto, ecc.), mentre SketchUp si limita a creare un insieme di facce che il progettista definisce corrispondenti ad un dato elemento costruttivo, collocandole su un dato layer e/o raggruppandole con un nome che ne identifichi la tipologia costruttiva.
Conclusioni
Ora potremmo aprire il discorso assai vasto e complesso della gestione dei layer; ma poiché qui confrontiamo due software nati per esigenze diverse ma comparari nello stesso ambito del Building Information Modeling (in cui di layer ha poco senso parlare), concludo con le parole di Michael Ende ne “La storia Infinita”: “ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta”.